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Giuseppe Schillaci vive tra Palermo e Parigi, dove lavora come regista e autore cinematografico. Attualmente è rappresentato dall’agenzia letteraria “Loredana Rotundo”. Nel 2010 è uscito il suo primo romanzo, L’anno delle ceneri (Nutrimenti), candidato al Premio Strega 2010, finalista al Premio John Fante 2011 e per il quale è stato segnalato da «Il Sole 24 Ore» tra i migliori scrittori italiani under 40. Dal 2011 pubblica racconti su Nazione Indiana, Italia Magazine, Sud, Atti Impuri. Dal 2014 è redattore del litblog Nazione Indiana. Regista e produttore di film documentari tra cui: The Cambodian Room (Premio Speciale della Giuria al Torino Film Festival 2009); Cosmic Energy (Toronto Hot Docs 2011) e Apolitics Now! (Miglior Documentario Italian Cinema London 2014). Il suo sito è www.giuschillaci.com.

  • L’età definitiva

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    Filippo La Porta Left, 2010

    Il romanzo è ambientato principalmente a Palermo, nella borgata di Brancaccio, dove la mafia è una presenza spettrale e invasiva: non si vede, ma si odora. La maggior parte delle vicende si concentra nel biennio 2011-2012 ma il 1992, anno delle stragi di Falcone e di Borsellino, ritorna spesso nella narrazione come trauma personale e collettivo. In tutto il romanzo, il ventennio 1992-2012 si rivela infatti un periodo di passaggio cruciale in cui l’umanità galleggia, in attesa di una nuova era o di un abisso definitivo. Il protagonista si chiama Nico Chimenti e racconta, in prima persona, la storia della morte del suo gemello Leo , “il Conte” (esplicito riferimento al Conte Mascetti dell’indimenticabile film Amici miei di Mario Monicelli). Nico Chimenti è un trentenne ferito, lacerato dall’assurdo che lo circonda, un po’ come Lo straniero di Albert Camus. Il passaggio all’età adulta per lui non è ancora avvenuto e si compie mentre tutto torna ossessivamente all’anno della morte del gemello, il 1992, quando Nico e Leo avevano tredici anni: i compagni di scuola, la musica e il pallone, le prime ragazze. Da questo passato inquieto riemergono i ricordi, i misteri e i segreti di famiglia che cambieranno per sempre le sorti del protagonista. Attraverso flashback ed ellissi, la narrazione scorre e affonda in un passato labirintico, una storia di famiglia e violenza raccontata con i toni del grottesco e del paradosso.

    La vicenda inizia quando Nico torna a Palermo per il breve periodo delle vacanze di Natale. Nella casa di famiglia ricomincia per lui un dialogo con Palermo e con quello che rimane della sua famiglia, soprattutto la madre Doris, una donna d’origine tedesca, immalinconita dalla vita al punto da farne malattia. Nel frattempo, grazie all’aiuto di un vecchio compagno di scuola, Nico prova a restare in Sicilia, riscoprendo le sue radici, i suoi sapori e i suoi odori. Ma nonostante la dolcezza dell’Iris (il tipico dolce palermitano che Nico addenta ogni mattina, prima del lavoro), la vita palermitana si rivela un pericoloso buco nell’acqua. Nico decide di tornare a Roma, portando con sé Simona, un tempo perdutamente innamorata di Leo e ora compagna di Nico. Ma quando Nico torna nuovamente a Palermo, il passato torna a cambiare le carte in tavola, come un cadavere che si rivolta nella tomba.

    Il mondo narrativo di questo romanzo ruota intorno all’idea che ognuno di noi ha un’età definitiva: “L’assunto è banale: ogni uomo e ogni donna appartiene a un anno preciso, un tempo perfetto, in cui il proprio volto è realmente suo; per il resto della vita, ognuno non fa che inseguire quell’età o rimpiangerla: ecco, quindi, la donna col viso dei dodici anni, le gote gonfie e indecise, lo sguardo né infantile né adulto, condannato ai dodici anni e costretto ad andare oltre; oppure il bambino col broncio del quarantaduenne, l’espressione disillusa tra gli occhiali e il labbro, la noia per lo sgocciolio del tempo”.

    La voce dell’autore mima le voci di un’Italia che si frantuma e si sfalda in una miriade di mondi irreali, di sogni e di incubi, di delusioni e di solitudini, e in cui l’amore si presenta ora sotto forma di salvezza, ora d’illusione: “Le isole non stanno da sole, le isole si cercano, tendono a mettersi insieme, e quindi fanno gli arcipelaghi, come delle costellazioni. Infatti neanche le stelle, nel cielo, stanno da sole. Però questo è un altro discorso”.

    Giuseppe Schillaci mescola bene i tempi e le atmosfere del nomadismo individuale contemporaneo e restituisce un dipinto cinematografico dell’Italia, in particolare di Palermo e di Roma: simboli del decadimento, ma anche di una, mai rassegnata, ricerca di radici.

     

    • dimensione 14X22
    • 300 pagine
    • 18 €
    • isbn 978 – 88 – 97089 – 84 – 1

    18,00