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Marco Lupo nasce in Germania, a Heidelberg. C’è una base della NATO, lì dove nasce, e impara presto la differenza tra le parole “muro” e “prato”. Da piccolo volevo fare l’archeologo. C’era tutta quella polvere, nei musei. Mi piaceva. I custodi, soprattutto. Torna alla terza persona. Scrive racconti inutili per antologie diversamente utili. Pubblica diversi racconti su riviste, fanzine, carte da pacchi, frigoriferi vintage, finestre troppo piccole. Nel 2001 lavora come operaio in una fabbrica di bottoni. Da allora non ha mai smesso di scrivere. Redattore di TerraNullius, è uno dei direttori artistici del FLEP! (il primo Festival delle letterature popolari), creatore di “Mai Morti” (curato a quattro mani con Luca Moretti ed edito da Dissensi), sta scrivendo un romanzo su ciò che sa dell’immigrazione. Per il resto, ha un neo sul naso.

  • John Cassavetes è morto

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    La giacca di Ron è di pelle nera. La linea del collo emaciata, irregolare. Il collo che spunta dalla giacca straborda oltre la linea. La giacca di pelle appartiene a Ron dal 1966.

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  • Tutto passa, tutto

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    La panchina è come una barca che scivola mentre il sole si infila nelle scarnificazioni che riproducono iniziali e cuoricini e parolacce nelle palazzine bianche a cento metri dal tappeto di foglie. Lei ha la carnagione dei cereali, lui muove le dita lunghe sulla fascia verde che le tiene i capelli. Profumano di mela.

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  • La vita naturale

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    Non si può vivere senza nemici. Sarebbe possibile in un posto caldo, schermati da protezioni solari che profumano di agrumi e hanno il colore dei pastelli. Sarebbe possibile in un posto freddo, i piedi coperti da calzettoni di lana, la gola nascosta nelle pieghe di un collo alto e musica quadrifonica che vibra sulla moquette. Diversamente no, non è possibile.

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