Catalogo

  • Uno a testa

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    Nell’universo distopico di Uno a testa a tutti è concessa, una volta nella vita, licenza di uccidere.
    Magnifico, vero? Chi non l’ha sognato! Ma attenzione: quando i sogni si avverano, possono
    diventare incubi. Un romanzo folgorante e paradossalmente attualissimo.

     

    Giancarlo De Cataldo

     

    Nella Repubblica Commerciale, dove tutto è regolamentato dalla GigaCorp, c’è un Prima e un
    Dopo la promulgazione della Legge n. 40904, fortemente voluta dal Senatore Flour, che
    consente a ogni cittadino, per diritto di nascita, di poter usufruire di un colpo di pistola a testa, una licenza di uccidere contro qualsivoglia persona, animale o cosa, per cui è lecito qualsiasi movente e senza conseguenze giuridiche o penali.
    Questo dice la legge, per garantire l’ordine sociale occorre almeno una valvola di sfogo. Il costo in termini di vite umane è ininfluente alla luce dell’equilibrio sociale che ne deriva. Ma cosa comporta nella vita della gente questa mostruosità? Come cambiano i rapporti sociali?
    Il Prima e il Dopo investono anche la vita di Sean, biologo marino finalmente a una svolta nella sua carriera, e di Jackie, la sua compagna, che si troveranno coinvolti una trasformazione epocale, in un susseguirsi di colpi di scena che lascia col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
    A quasi vent’anni dalla sua prima pubblicazione, torna in libreria Uno a testa, potentissimo
    romanzo distopico di Michela Volante, un libro che costringe il lettore a confrontarsi con le
    possibili distorsioni del sistema democratico in nome della sicurezza e del farsi giustizia da sé, proiettandolo in un universo dove tutto è possibile e che appare, soprattutto oggi, prepotentemente attuale.

     

    Michela Volante è nata a Torino e da sempre vive nella stessa casa piena di storie e di libri. Occuparsi di scrittura sotto varie forme le è dunque venuto naturale ed è editor, scrittrice, traduttrice e autrice di testi per le scuole. Come narratrice ha esordito nel 2004 con il romanzo Domani andrò sposa (Frassinelli) seguito, due anni dopo, dalla prima edizione di Uno a testa. Studiosa di letteratura delle donne, pittrice, produttrice musicale, pratica e insegna hatha yoga e si destreggia fra due gatte e un giardino, tutti e tre assai esigenti.

    15,00
  • Ipotesi del vero

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    Quanti hanno dentro un dolore

    imparato a memoria come una poesia

    che se la dici canta

    che se lo chiami muore.

    Il nuovo libro di Giorgio Ghiotti sono due: Ipotesi del vero e L’andare e l’addio. Uno ha un titolo pacatamente razionale, l’altro ha un più incalzante passo sentimentale. Possono essere letti come due libri autonomi e persino molto eterogenei. Eppure l’autore ha voluto ricomprenderli sotto il titolo comune Ipotesi del vero, come se il secondo fosse il rovescio e la verifica del primo.

    Il primo è un libro dei ritorni, possibili e impossibili: quello del poeta a Roma e quello dei morti. Il secondo è un libro dedicato a un bambino: non è un libro per bambini, ma la testimonianza affidata a un bambino da un adulto.

    Praticare la poesia come Ipotesi del vero significa per Ghiotti dire una cosa due volte: prima ai morti, e poi a un bambino. Fare in modo che le proprie parole inverino quelle dei morti e che un bambino non si senta un giorno tradito da ciò che gli è stato consegnato.

     

    dalla postfazione di Carmelo Princiotta

     

     

    Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) ha pubblicato, tra gli altri, Dio giocava a pallone (nottetempo), Gli occhi vuoti dei santi (Hacca, finalista ai premi Flaiano e Mastercard), Atti di un mancato addio (Hacca), Le cattività domestiche (Fve). In poesia: Estinzione dell’uomo bambino (Perrone), La città che ti abita (Empirìa), Alfabeto primitivo (Perrone), La via semplice (Ensemble, Premio Paolo Prestigiacomo), Biglietti prima di andare (Ensemble). Scrive sulle pagine culturali de il manifesto.

    15,00
  • L’esile penna: Fabrizia Ramondino. Itinerari di vita e letteratura ai confini tra realtà e immaginazione.

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    «Se fossi vissuta ai tempi remoti dei cantastorie

    e se fossero vissuti cantastorie donne

    o in tempi meno remoti

    quando le nonne narravano le fiabe del focolare,

    probabilmente non avrei scritto, piuttosto avrei raccontato a voce.

    Ma chi è disposto oggi ad ascoltare semplicemente delle storie da bocca a orecchio?»

     

    Fabrizia Ramondino

    Il progetto di un libro dedicato alla figura di Fabrizia Ramondino si inserisce nel percorso di avvicinamento all’opera di autrici troppo poco note del ‘900 iniziato nel 2019 con il podcast letterario Mis(S)conosciute – Scrittrici tra parentesi.

    Nella sua lunga carriera, Fabrizia Ramondino ha prodotto un’opera multiforme e variegata composta da romanzi, racconti, diari, memoir, testi teatrali, saggi e articoli in cui ha esplorato i più disparati ambiti letterari ed espressivi. La sua scrittura è nomadica ed esprime un modo di essere cittadini del mondo restando, nel contempo, ben radicati nelle proprie origini: leggere i suoi testi ci permette di compiere un viaggio nei tanti luoghi in cui ha vissuto, a partire da Napoli, Sorrento e i paesi vesuviani, per arrivare in Francia, in Germania, in Spagna, nel deserto.

    Ramondino è una cantastorie, narra ciò che vede a partire da uno specifico punto di vista umano, sociale e politico: il suo. Grazie al mestiere di scrittrice riesce a mettere ordine nel caos informe della vita trasformandolo in letteratura, abbracciando con il suo sguardo storie universali che fotografano un’epoca. Raccontare Fabrizia Ramondino è un’azione necessaria da intraprendere per darle il posto che merita nel canone letterario contemporaneo, quel costrutto culturale che dovrebbe raffigurarci e rappresentarci, seguendo l’evoluzione della società nel corso del tempo.

     

    13,50
  • Sangue e viscere al liceo

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    “Il dolore peggiore del mondo è sentire, ma più acuto ancora è il dolore di essere sé stessi.”

    Janey è solo una ragazzina, ma le tocca in sorte un viaggio di formazione e deformazione da incubo, che la vedrà coinvolta tra gang punk e amori incestuosi, intellettuali fascinosi come Genet e femministe privilegiate come la Jong. Tra sofferenza personale ed erotismo al limite, l’autrice trascina la sua protagonista in una tormentata Odissea incestuosa e corporale, senza mai farle perdere lo sguardo puro e innocente da adolescente, con cui assorbe, elabora e attraversa le brutture del mondo. Mescolando prosa, poesia, dramma, plagiarismo e “mappe dei sogni” illustrate, questo libro epocale è anche un manifesto del femminismo più anarchico ed inventivo, il capolavoro dell’erede indiscussa di William S. Burroughs.

     

    La scrittura di Kathy Acker è virtuosa, esasperante, pazza, così sexy e dolorosa e dettata da un cuore selvaggio che nulla può domare. Una scrittrice di riferimento

     

    Jeanette Winterson

     

    Acker dà al suo lavoro il potere di rispecchiare l’anima del lettore… Una Colette postmoderna.

     

    William S. Burroughs

    18,00
  • Una storia sbagliata

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    Giancarlo Visitilli semina in questa storia gli alberi della compassione e
    dell’empatia. Non fanno frutti immediati, ma col tempo crescono e sotto le
    loro fronde ci si ripara dal male. Fanno frutto nel futuro lontano, dove agli
    uomini conviene davvero guardare.

     

    Mario Desiati

     

    Saverio ha sedici anni, una vita familiare difficile e una rapina finita male
    alle spalle. Anche Anna ha sedici anni, frequenta il liceo classico e
    proviene da una famiglia benestante di Bari. Il destino che li unisce sarà lo
    stesso che li dividerà, uno in carcere, l’altra fuori ad aspettarlo e a cercare
    notizie sul suo conto. Fra loro la scuola, gli assistenti sociali e i familiari ma
    anche il teatro, la
    letteratura, il cinema e la musica come ancora di salvezza, tentativi di
    sfuggire a un destino.
    Giancarlo Visitilli nel suo romanzo d’esordio ci accompagna in una Bari
    dicotomica, fatta di case borghesi e periferie degradate che fanno da
    sfondo a Una storia sbagliata come tante, in cui si fronteggiano amore e
    violenza e che si muove in una geografia fatta di spazi umani, rette
    parallele senza punti fissi, dove l’unica speranza che resta è nello sguardo
    degli adolescenti.
    Una storia senza redenzione, in cui lo spazio e il tempo rimangono
    categorie adatte solo per il volo, per andare via senza previsione di ritorno.

    16,00
  • La variabile umana

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    Non ci abitiamo mai completamente
    spesso siamo un sottano
    a volte una villa con giardino
    raramente siamo casa e bottega
    arredata con gusto.

     

    In un mondo alla deriva, in cui le azioni umane ci hanno posto fuori dal cerchio della
    vita stabilendo gerarchie e ruoli, originando ogni forma di potere, disuguaglianze,
    discriminazioni, nuove schiavitù, guerre, catastrofi ambientali, esiste ancora un futuro
    per l’essere umano?
    La variabile umana indaga il concetto di umanità e le sue forme. Prendendo in
    prestito il gioco infantile Nomi, cose, città, riporta in vita il bambino perduto in
    ognuno di noi, quello che inventava mondi e che invece da adulto costruisce e
    distrugge, comanda e soccombe, crea e fossilizza, parte libero e arriva alla meta
    dentro gabbie invisibili.
    Le poesie di Elisabetta Stragapede tengono in mano un filo perduto, quello della
    parola che ci accomuna tutti e ci proietta oltre il nostro tempo di vita, generando un
    canto liberatorio capace di riconnetterci con l’armonia dell’universo e, soprattutto,
    con la speranza.

    12,00
  • Chouquette

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    «Sono venuta con mio nipote».

    «Con tuo nipote? E da quand’è che avresti un nipote?»

    «Da quando non ho più un cane» ribattè a tono Catherine.

    Catherine ha sessantaquattro anni, un bell’aspetto e molta voglia di godersi la vita, ma ha anche un ex marito che l’ha sempre tradita e di cui aspetta ancora il ritorno, una figlia in missione umanitaria in Africa e un nipote, Lucas, a cui non ha nessuna intenzione di fare da nonna, tanto da farsi chiamare da lui con il soprannome di gioventù: Chouquette.
    Quando però Lucas prende la varicella e viene allontanato dal campo estivo in cui i suoi genitori lo hanno lasciato prima di partire, Chouquette è costretta a portarlo con sé a Saint Tropez e reinventarsi nonna per scoprire, insieme a lui, l’importanza degli affetti e di ciò che tramandiamo.
    In Chouquette Émilie Frèche ci trascina per tre giorni in una Saint Tropez scintillante nonostante la grave crisi economica sullo sfondo, tra party della Durex e feste in yacht, tratteggiando con grazia e ironia un personaggio irresistibile, quello di una nonna sull’orlo di una crisi di nervi che finirà per ritrovare sé stessa nei piccoli, preziosi gesti quotidiani e nell’amore di Lucas.

    18,00
  • La forma della farfalla

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    Oggi, ore 10:25

     

    Un asteroide colpisce la Terra senza alcun preavviso.

    Nel punto d’impatto sorge un piccolo centro commerciale.

    All’interno c’erano almeno cinquantadue persone.

    La forma della farfalla è la configurazione che prendono i detriti, le cose e il cielo dopo che un asteroide ha impattato su un piccolo centro commerciale, disintegrandolo. All’interno, cinquantadue persone raccontano la loro storia, i pensieri che attraversano la loro mente al momento dello schianto, in una Spoon River contemporanea dove non resta più nulla, tranne le voci. L’astronauta, l’astrologo, la commessa, il contadino, ma anche il mare, il blu, il giallo, il verde, Dio, l’apostata, il sole, sono i personaggi di questa narrazione, archetipi senza tempo raccontati per frammenti e tenuti insieme da una solida coerenza testuale, dalla scia di un asteroide che cambia tutto in un istante. Romanini racconta con padronanza di stile, che sfiora la prosa poetica, un mondo che sta per essere sommerso e che invece si perpetua nell’esistenza mitica dell’umanità.

     

     

     

     

    13,50
  • Un’esigenza di realtà. Anna Maria Ortese e la dipendenza dal fantastico.

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    «Il mondo deformato e ricreato attraverso la scrittura di Ortese ci appare più direttamente, più precisamente, nel suo squallore, nella sua ingiustizia, ma anche nella sua bellezza e tenerezza più vere, nel sacro nascosto del non immediatamente visibile.»

     

    Marta Barone

    In Corpo celeste, Anna Maria Ortese ha insistito sulla necessità di restituire al reale «il significato di appartenenza a un’altra realtà, con la quale sembrerebbe necessario, per rinnovarsi, confrontarsi

    ogni tanto». Eppure nelle sue opere la realtà viene spesso filtrata dal fantastico, aprendo squarci di possibilità improvvise su mondi nuovi.

    Matteo Moca indaga la natura di questa zona intermedia tra reale e fantastico, nella convinzione che nell’opera di Ortese questa non sia una mera scelta di campo letterario, ma un tentativo di impugnare la carica politica del fantastico, unica possibile via per illuminare il buio in cui l’uomo brancola.

    Un’esigenza di realtà ci restituisce nella sua interezza lo sguardo di Ortese, che non è mai sognante ma ben spalancato a farsi testimonianza delle brutture e delle violenze dell’epoca ferale in cui si immerge, un presente in cui gli angeli e le bestie che popolano le sue storie ci restituiscono il ritratto di «Uno scrittore-donna, una bestia che parla», tra le più grandi della nostra letteratura.

     

    • dimensione 11,5 x 19,5
    • 180 pagine
    • 13,50 euro
    • ISBN 978-88-94922-25-7
    13,50
  • Ampi Margini

    0 di 5

    C’erano ampi margini, confini,

    scatti da fare sul fondo, e l’erba

    tagliata male. Crossare al centro.

    Uno a saltare di testa, potevamo

    crescere, raddoppiare in difesa.

    Poi cosa è successo? Uno ha preso

    un treno, uno è saltato di testa

    o per aria.

     

    I versi di Ampi margini raccontano di Sud, di adolescenza, di affetti, di cose che non si dimenticano, di morte, di infanzia, di posti in cui era vietato sognare. Sono testi che hanno a che fare con i ritorni: come si ritorna, come si riconosce il luogo, come si fa pace con i nostri passati. Poesie che tentano qualche domanda senza trovare risposta.

    Gianni Montieri porta a termine un lavoro e un viaggio, dalla periferia di Napoli a quella di San Paolo, passando da Milano, attraversando il muro di Berlino fino all’acqua di Venezia, e nel vagone prende posto il perdono e si conversa dell’aver cura di tutto, di ciò che è stato, di ciò che abbiamo imparato, di ciò che abbiamo perduto, di chi si ama, dei giorni a venire. C’erano ampi margini, confini apre un verso e indica la strada, il confine tra dolore e felicità è sottile, come la linea di candele accese / rosario che divide la vita dalla morte.

     

    • dimensione 15×20
    • 182 pagine
    • 15 euro
    • ISBN 978-88-94922-26-4
    
    

     

    15,00
  • L’Isola dei conigli

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    «Finiva con la gola dolorante da tanto gridare, e non voleva confessare a sé stesso che mentre urlava e faceva smorfie grottesche qualcosa dentro di lui si liberava.»

     

    Un falso inventore alleva conigli su un’isola deserta con lo scopo di distruggere nidi di uccelli dal nome sconosciuto. Una coppia in procinto di lasciarsi vaga per un rifugio inospitale. In un hotel, una donna inizia a sognare i sogni degli avventori. A una ragazza cresce un’insolita zampa di coniglio dall’orecchio. Una madre defunta apre un profilo Facebook per comunicare con la figlia. Nella notte, una specie estinta incontra un arciduca. A Parigi iniziano a scomparire tratti di viale.

    Elvira Navarro, una delle scrittrici più acclamate del post modernismo spagnolo, ci conduce in un viaggio onirico dove niente è come sembra, tessendo undici storie inquietanti in cui la follia smargina i contorni, accoglie la paura e la racconta con una prosa esatta e tagliente.

    In questi racconti i personaggi si perdono in stanze chiuse, isolotti fangosi, labirinti mentali che rompono la normalità e avvolgono in un rumore bianco in cui è impossibile fuggire.

    La scrittura di Navarro trascina il lettore ai confini tra reale e fantastico, ponendosi sul crinale più esterno della razionalità e chiedendo al lettore di guardare a occhi aperti l’oscurità.

     

    16,50
  • L’ultima vacanza, un’autobiografia

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    “Il Dr. Martin Luther King aveva un sogno

    Stevie Wonder aveva un sogno

    Questo è un libro sui sogni”

     

    Questa è la storia dell’Hotter than July tour, il tour con cui nel 1980 Stevie Wonder riunì
    numerosi artisti internazionali per chiedere a gran voce che in America venisse istituito il
    Martin Luther King Day.
    Questa è la storia di come Gil Scott Heron abbia preso parte a quel tour, ma è anche la storia di
    come un ragazzino afro americano del Tennessee sia riuscito a diventare uno scrittore, un
    poeta, un musicista, il primo a inventare la spoken poetry, a tracciare il sentiero di quello che
    sarebbe diventato il rap.
    Questo è un libro in cui la storia di riscatto di un uomo si intreccia con la storia di riscatto di
    un popolo e con il movimento per i diritti civili, diventando una storia universale.
    È la storia di una rivoluzione non trasmessa in televisione.

    20,00