Terrore, amore e poi ancora terrore
Autore: MalesangueCollana: Penne«È proprio vero che tutto ti tradisce, disse. Anche tu, anche
tu, anche se non lo avrei mai immaginato, o forse sì.
Poi, dopo un attimo di silenzio, mentre una piccola onda gli
bagnava la schiena, chiese: perché l’hai fatto?
L’amico si alzò, si avvicinò a riva e gli tese la mano: perché
tutto, tutto possa tradirti ancora, disse.»
Lucia ogni notte prima di andare a dormire poggia la scatola nera del suo cuore sul comodino. Il signor Dannoso, agente letterario in pensione, osserva la morte altrui dal suo letto d’ospedale e lì si imbatte nell’ultimo manoscritto che valuterà. Vida è una santa, impudica come solo gli innocenti sanno essere.
Sono alcuni dei protagonisti di Terrore, amore, poi ancora terrore, una raccolta di sei racconti sospesi tra l’onirico e il reale, in cui si intrecciano rimandi e situazioni perturbanti in una partita aperta tra lettore e autore.
Malesangue scava nella scrittura con uno stile inconfondibile, omaggiando e uccidendo i propri padri letterari, cimentandosi in un modo nuovo di pensare la letteratura nella continua ricerca di ciò che suscita Terrore, amore e poi ancora terrore, e che per questo merita di essere esperito.
Malesangue è un’entità anonima e collettiva. Nel decennio 2009-2019 ha prodotto racconti e altri misteriosi oggetti letterari su malesangue.com.
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Sergente Romano
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1861: l’Italia (quasi) unita è il caos di una nascente 1 nazione, un guazzabuglio di fazioni in contrasto, tra borbonici, mazziniani, liberali, clero e i Savoia che smantellano il passato regime, introducono tasse e coscrizione. Sergente Romano è la storia vera e sgangherata di un manipolo di sbandati che il 28 luglio 1861 assaltò Gioia del Colle, in Puglia, quale primo atto di un’insurrezione popolare che avrebbe incendiato il Sud Italia negli anni a venire. A capo di quel manipolo di grotteschi, lirici rivoltosi dalla parte sbagliata della storia, Pasquale Domenico Romano, ex sergente dell’esercito borbonico, che per casualità, amore e vendetta, finirà per essere ricorda to come uno dei più importanti protagonisti del banditismo post-unitario: il più romantico, il più sconosciuto. Tra numerosi documenti storici e una prosa scattante, asciutta, scorre crudo e selvaggio questo romanzo che vuol dare voce ai vinti, quei contadini incapaci di reggere un fucile in mano, che spesso finivano fuori legge quasi senza accorgersene. Il ritratto di un’epoca di transizione che sembra non voler ancora finire.
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Ampi Margini
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Gianni Montieri porta a termine un lavoro e un viaggio, dalla periferia di Napoli a quella di San Paolo, passando da Milano, attraversando il muro di Berlino fino all’acqua di Venezia, e nel vagone prende posto il perdono e si conversa dell’aver cura di tutto, di ciò che è stato, di ciò che abbiamo imparato, di ciò che abbiamo perduto, di chi si ama, dei giorni a venire. C’erano ampi margini, confini apre un verso e indica la strada, il confine tra dolore e felicità è sottile, come la linea di candele accese / rosario che divide la vita dalla morte.
- dimensione 15×20
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Una storia sbagliata
0 di 5Giancarlo Visitilli semina in questa storia gli alberi della compassione e
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Saverio ha sedici anni, una vita familiare difficile e una rapina finita male
alle spalle. Anche Anna ha sedici anni, frequenta il liceo classico e
proviene da una famiglia benestante di Bari. Il destino che li unisce sarà lo
stesso che li dividerà, uno in carcere, l’altra fuori ad aspettarlo e a cercare
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Una storia senza redenzione, in cui lo spazio e il tempo rimangono
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Stelle Ossee
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Innamorati nell’Apocalisse, becchini sepolti vivi, incendiari di anime, demoni meridiani, cimiteri e atmosfere crepuscolari sono le figure e le suggestioni che animano Stelle Ossee. I racconti di Orazio Labbate evocano un territorio arcaico e ancestrale, in cui le tradizioni più tipicamente meridionali, legate al mistero e al sacro, trovano un terreno comune con la letteratura e l’immaginario d’Oltreoceano, ideando un microcosmo archetipico, atopico e peculiare al tempo stesso. Labbate conferma l’originalità di una voce ibrida e profondamente personale e la complessità del suo universo narrativo, ispirato al Southern Gothic americano e alla migliore letteratura Siciliana, dando vita a un Sud che si fa luogo letterario, in cui si fondono le suggestioni di scrittori come Flannery O’ Connor, McCarthy, Faulkner, Poe, insieme a Bufalino, Consolo, D’Arrigo, Sciascia. Diciassette racconti che trascineranno il lettore in un mondo onirico, immaginifico e suggestivo, diciassette frecce scoccate al lato oscuro che alberga in ogni essere umano.
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Uno a testa
0 di 5Nell’universo distopico di Uno a testa a tutti è concessa, una volta nella vita, licenza di uccidere.
Magnifico, vero? Chi non l’ha sognato! Ma attenzione: quando i sogni si avverano, possono
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Questo dice la legge, per garantire l’ordine sociale occorre almeno una valvola di sfogo. Il costo in termini di vite umane è ininfluente alla luce dell’equilibrio sociale che ne deriva. Ma cosa comporta nella vita della gente questa mostruosità? Come cambiano i rapporti sociali?
Il Prima e il Dopo investono anche la vita di Sean, biologo marino finalmente a una svolta nella sua carriera, e di Jackie, la sua compagna, che si troveranno coinvolti una trasformazione epocale, in un susseguirsi di colpi di scena che lascia col fiato sospeso fino all’ultima pagina.
A quasi vent’anni dalla sua prima pubblicazione, torna in libreria Uno a testa, potentissimo
romanzo distopico di Michela Volante, un libro che costringe il lettore a confrontarsi con le
possibili distorsioni del sistema democratico in nome della sicurezza e del farsi giustizia da sé, proiettandolo in un universo dove tutto è possibile e che appare, soprattutto oggi, prepotentemente attuale.Michela Volante è nata a Torino e da sempre vive nella stessa casa piena di storie e di libri. Occuparsi di scrittura sotto varie forme le è dunque venuto naturale ed è editor, scrittrice, traduttrice e autrice di testi per le scuole. Come narratrice ha esordito nel 2004 con il romanzo Domani andrò sposa (Frassinelli) seguito, due anni dopo, dalla prima edizione di Uno a testa. Studiosa di letteratura delle donne, pittrice, produttrice musicale, pratica e insegna hatha yoga e si destreggia fra due gatte e un giardino, tutti e tre assai esigenti.
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Ipotesi del vero
0 di 5Quanti hanno dentro un dolore
imparato a memoria come una poesia
che se la dici canta
che se lo chiami muore.
Il nuovo libro di Giorgio Ghiotti sono due: Ipotesi del vero e L’andare e l’addio. Uno ha un titolo pacatamente razionale, l’altro ha un più incalzante passo sentimentale. Possono essere letti come due libri autonomi e persino molto eterogenei. Eppure l’autore ha voluto ricomprenderli sotto il titolo comune Ipotesi del vero, come se il secondo fosse il rovescio e la verifica del primo.
Il primo è un libro dei ritorni, possibili e impossibili: quello del poeta a Roma e quello dei morti. Il secondo è un libro dedicato a un bambino: non è un libro per bambini, ma la testimonianza affidata a un bambino da un adulto.
Praticare la poesia come Ipotesi del vero significa per Ghiotti dire una cosa due volte: prima ai morti, e poi a un bambino. Fare in modo che le proprie parole inverino quelle dei morti e che un bambino non si senta un giorno tradito da ciò che gli è stato consegnato.
dalla postfazione di Carmelo Princiotta
Giorgio Ghiotti (Roma, 1994) ha pubblicato, tra gli altri, Dio giocava a pallone (nottetempo), Gli occhi vuoti dei santi (Hacca, finalista ai premi Flaiano e Mastercard), Atti di un mancato addio (Hacca), Le cattività domestiche (Fve). In poesia: Estinzione dell’uomo bambino (Perrone), La città che ti abita (Empirìa), Alfabeto primitivo (Perrone), La via semplice (Ensemble, Premio Paolo Prestigiacomo), Biglietti prima di andare (Ensemble). Scrive sulle pagine culturali de il manifesto.
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Il grande regno dell’emergenza
0 di 5L’immaginario cataclismatico di Raveggi può non piacere a tutti, ma raffigura bene le esplosioni psichiche che risultano quando l’Italietta per bene incontra i mali di un mondo molto più vasto e complesso
Questi racconti sono carotaggi del Perturbante da cui Raveggi estrae campioni di densità emotiva tanto profonda da sembrare visionaria
“Raveggi ha architettato dei congegni letterari la cui forma è il contrario di quei racconti che sono romanzi bonsai: qui abbiamo romanzi dentro stampi di racconto” Luca Ricci, dall’introduzione Catastrofi amorose, catastrofi naturali, catastrofi familiari: vertigini personali su larga scala. In questa raccolta di racconti troverete commiati estenuanti a un padre orco di tre figli mascherati, maestri che devono salvare i propri alunni da un terremoto, amare fughe di padri e loro pargoli, vite magiche e metamorfosi di esuli e studenti italiani, un bambino in guerra che allucina fantasmi per la troppa fame. Alcune di queste storie sono poi ambientate all’estero: in un ristorante a Tribeca, sotto la neve a Charlottenburg, in una strada fangosa d’Uganda, in una performance vivente in California, nella comunità italiana a Città del Messico, su un aereo diretto a Londra in compagnia della Parca. O spesso a Firenze: città museo rinascimentale e contemporaneo, città irremovibile feticcio, città per elegie fantascientifiche, città di notturni emblematici e incontri erotici,ma anche la città liberata dell’agosto 1944. Un tragicomicoRegno dell’Emergenza, di vite in viaggio pericolante tra il passato e il futuro, tra la storia e quello che ne sarà di noi.
• dimensione 15X20
• 150 pagine
• 10 €
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Hotel Lagoverde
0 di 5«Caro lettore, questa raccolta di racconti ha una peculiarità. Puoi leggere un racconto al giorno, per conciliarti il sonno; ma se preferisci le storie lunghe sappi che i racconti dell’Hotel Lagoverde sono legati assieme da un filo che li tiene stretti l’uno all’altro come fossero tutti parte di un’unica, più complessa, storia.»Gianluigi Bodi
Caro lettore, sei mai stato all’Hotel Lagoverde?
Non ci sono indicazioni sulle mappe, ma se l’Hotel ti è destinato sicuramente troverai il modo per arrivarci.
Lì, in un tempo sospeso in cui tutto è possibile, ogni stanza racconta una storia: chi ritrova il desiderio, qualcuno affoga nel passato, altri rimangono intrappolati in un istante sempre uguale a sé stesso, alcuni perdono il senno, altri lo ritrovano.
Dieci scrittori hanno prestato la loro voce agli avventori dell’Hotel Lagoverde, dando vita a una narrazione suggestiva e inquietante, conclusa e collettiva al tempo stesso, al confine di un luogo sconosciuto e delle nostre stesse paure.
Entra pure, lettore, nelle stanze dei racconti di Gianluigi Bodi, Emanuela Canepa, Alessandro Cinquegrani, Cristò, Domenico Dara, Giulia Mazzi, Michele Orti Manara, Daniela Morano, Ivano Porpora e Paolo Zardi, sarai il benvenuto.
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L’esemplare vicenda di Augusto Germano Poncarè
0 di 5Niente funziona: non la bontà e neanche la cattiveria. Non la pervicacia e nemmeno la più convinta accidia. Quello che vi posso dire è che conviene sempre arrendersi alle proprie predisposizioni, fregandosene delle conseguenze
Augusto Germano Poncarè sta morendo, sul pavimento della redazione del quotidiano salernitano “Il Cittadino” di cui è stato il direttore.
La sua agonia è il pretesto con cui una misteriosa voce narrante ripercorre la storia della sua vita mentre lo osserva, compiaciuto, morire.
Così si snoda, attraverso il Secolo Breve, L’esemplare vicenda di Augusto Germano Poncarè, stimato intellettuale senza esserlo davvero, individuo capace di passare indenne attraverso il Fascismo e il ’68, frequentando Croce, Moravia, Flaiano e Pasolini, in un mondo delle lettere che sembra non avvedersi dell’equivoco e sullo sfondo di una Salerno corrotta, animata da personaggi mediocri e arrivisti.
Amleto De Silva scrive un romanzo lucido e disincantato, che con il ritratto avvincente di Poncarè ci restituisce il racconto di un’impostura come tante, tra le storture e le aberrazioni della società e l’amara sconfitta degli ideali.
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Strategia dell’addio
0 di 5“Le parole di Elena Mearini sprigionano un’energia smagliante e guerriera. La sua non è mai contemplazione del mondo: è sempre combattimento.” Raoul Montanari
Strategia dell’addio è la storia poetica di un amore e di un abbandono raccontato in versi. La parabola di un amore infelice, dalla solitudine, all’incontro, alla crisi fino al superamento del dolore, è descritta e sviscerata attraverso brevi didascalie del quotidiano, istanti fermati e scandagliati con occhio acuto e penna affilata, capace di esercitare con precisione chirurgica la dolcezza e la crudeltà necessarie a sopravvivere. Il linguaggio di Elena Mearini e si fa di volta in volta strumento d’indagine, espressione di dolore, rassegnata tenerezza, lotta indomita contro la sofferenza, sorriso con cui guardare a un addio, in una sinfonia di sensazioni che diviene cifra di un sentire universale. Contraltare a questo canto intimo e struggente, i disegni dell’illustratrice Clara Patella, il cui tratto netto, aperto, minimale ma dotato di delicatezza e profondità, dona risalto alla scrittura poetica, aiutando il lettore a trovare la propria Strategia dell’addio.
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