LETTI DA NOI/3: Gorilla, amore mio di Toni Cade Bambara

LETTI DA NOI/3: Gorilla, amore mio di Toni Cade Bambara

Molto probabilmente senza Edizioni SUR non avrei mai conosciuto una figura di donna forte e affascinante come Toni Cade Bambara. Il suo nome mi era sconosciuto, e di conseguenza anche l’importante  storia di femminista e attivista per i diritti degli afroamericani di cui è stata protagonista nel corso degli anni Settanta. Grazie a Gorilla, amore mio la lacuna è stata (in parte) colmata: è la sua prima raccolta di racconti, pubblicata lo scorso aprile dalla casa editrice romana nella traduzione di Cristiana Mennella. Nella prefazione, la Bambara dichiara di scrivere «solo narrativa pura» definendosi, poco dopo, una grande bugiarda. Ma c’è da crederle: i suoi testi attingono molto dalla sua voce interiore, dalle esperienze e dai viaggi compiuti, manifestando un’esigenza quasi impellente, primitiva di scrivere. Dice già molto il fatto che al centro delle sue storie ci siano solo donne, di ogni età. Come nel primo racconto, Il mio caro Bovanne, narrato in prima persona da una madre affettuosa e un po’ ingenua vittima delle premure (travestite da critiche) dei suoi tre figli, che non le lasciano godere un innocente ballo ravvicinato con un vecchio cieco:

«Dai, mamma», dice Elo, e mi posa una mano sulla spalla, è da quando è andata via di casa che non lo fa, e la mano è leggera e mica tanto sicura di stare al posto giusto. Mi si spezza il cuore. Perché è stata la figlia della felicità prima che morisse il signor Peoples. E l’ho portata attaccata al petto finché non aveva quasi due anni. Questo per dire che eravamo legatissime. Perché lei mi somigliava più degli altri. Anche dopo che è nato Task, era a lei che rimboccavo le coperte di notte, era per lei che piangevo senza motivo, magari solo perché era cicciottella come me e non tanto carina, ma era una bambina affettuosa. Come ci siamo arrivate a ‘sto punto, che non mi puoi posare tranquillamente una mano sulla spalla e dire mamma ti vogliamo bene e ci teniamo a te e hai il diritto di divertirti perché sei una brava donna?

Il segreto, neanche tanto nascosto, delle figure femminili create dalla Bambara sta tutto nella loro forza. Una forza strafottente e dichiarata che sa di faccia tosta, di sfida continua con l’altro. È un aspetto che tocca soprattutto il mondo infantile, quello delle bambine nere che sentono di dover lottare un po’ di più per dimostrare il loro valore – come la piccola Topolino, costretta a occuparsi dell’amato fratellino Raymond mentre si allena per vincere una gara di corsa, sognando un futuro migliore per entrambi. Ma l’esistenza spericolata e piena di desideri di queste tenaci narratrici spesso è “frenata” quando entra inevitabilmente in contatto con il mondo degli adulti: in Tanti auguri Ollie aspetta invano di ricevere da loro attenzioni per il suo compleanno, che cade in un giorno d’estate in cui tutto scorre come ci si fosse dimenticati di lei, mentre in Gorilla, amore mio lo scontro nasce da una serie di promesse non mantenute, che portano la protagonista (una bambina di una vivacità incontrollabile) a creare un distacco tra sé e suo nonno:

«Sei solo un bugiardo», dico, però volevo dire traditore, ma non mi viene la parola. M’è sfuggita dalla testa. Piango e mi ranicchio sul sedile, e non m’importa più di niente. E nonno mi dice di piantarla e pigia acceleratore. E io mi confondo e non so dove guardare sulla cartina perché con le lacrime non ci vedo. Piange anche il piccolo Jason. Perché lui è mio fratello e capisce che dobbiamo stare uniti sennò è la fine, con tutti questi adulti che cambiano idea come banderuole e ti mandano al manicomio. E nemmeno ti chiedono scusa. 

Data la potenza che queste piccole donne sprigionano, non è poi strano che da grandi cerchino, armate di coraggio, indipendenza e voglia di ricominciare. Succede ne La sopravvissuta, tra i racconti più toccanti, in cui una ragazza dal passato burrascoso decide da allontanarsi dal dolore per dare alla luce suo figlio, accudita da Miss Candy, sua nonna, che ad un certo punto sentenzia: «Una donna sana non marcisce, ma un uomo lento la fa andare a male». C’è da dire, a tal proposito, che gli uomini non fanno una gran bella figura in queste storie. Penso a A proposito di Sonny, in cui un caso di femminicidio diventa superficiale argomento da bar, nonché occasione per difendere l’impunità «dell’ennesimo marito incazzato che ha fatto secca la moglie». E penso, ancora, all’ultimo racconto della raccolta, Le Johnson Girls, in cui coralità, dolcezza e ilarità si mescolano in un mix esplosivo: un gruppo di amiche che si ritrova per dar conforto a Inez, dando pian piano voce alle loro idee sugli uomini (che sono rospi e non principi) e ai loro desideri, ed elaborando un «piano globale» per stare al mondo, per esistere, anche se con un po’ di giustificata paura.
Gorilla, amore mio è un bell’affresco fatto di figure indimenticabili, che sanno di strada, di vento, di colori. Ma soprattutto, leggendone le storie, si ha l’impressione di assistere a pezzi di vita vissuti dalla Bambara, dall’infanzia all’età adulta, dalle sue lotte di bambina e di donna. Vi consiglio di allegare alla lettura di questo libro anche quella di un’interessante intervista pubblicata da Edizioni SUR nel blog Sotto il vulcano, in cui emerge, tra le altre cose, il puro spirito da scrittrice e combattente di questa grande donna.

[…] Ho sempre pensato che scrivere fosse piuttosto frivolo, che fosse qualcosa che si fa quando non si ha voglia di impegnarsi in un lavoro vero. Ma negli ultimi cinque o sei anni ho iniziato ad accorgermi che è un modo assolutamente legittimo di partecipare alla lotta. Che scrivere, esprimere un punto di vista, tenere in vita un’idea, è prezioso ed è questa la motivazione che mi spinge a scrivere adesso. 

 

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