LETTI DA NOI/7: Il bene comune di Ann Patchett

LETTI DA NOI/7: Il bene comune di Ann Patchett

E fu così che si ritrovò nella cucina di Fix Keating a fare la spremuta, anche dopo che Dick Spencer aveva abbandonato la postazione per raccogliere il premio di consolazione, la sorella scialba della bionda. Lui aveva deciso di restare, di dimostrarsi affidabile, nella speranza di rimediare il primo premio. Avrebbe spremuto tutte le arance della contea di Los Angeles, se necessario. Nella città che aveva inventato la bellezza, lei era probabilmente la donna più bella con cui avesse parlato, di sicuro la più bella che si fosse trovato di fianco in cucina. Il punto era la bellezza, certo, ma c’era dell’altro: una piccola scossa tra le loro dita ogni volta che lei gli passava un’altra arancia. La sentiva sempre: una scintilla elettrica, reale come l’arancia stessa.

In un giardino pieno di gente, nel sole di una bella domenica pomeriggio, durante la festa di battesimo della piccola Franny, secondogenita di Fix e Beverly Keating, si presenta un invitato inaspettato con in mano una bottiglia di gin: è Bert Cousins, il viceprocuratore distrettuale di Fix, in fuga dal caos domestico dei suoi tre figli e da sua moglie, Teresa, in attesa del quarto. Bert si innamora immediatamente di Beverly appena la vede sbucare in cucina con il suo vestito giallo. Poco più tardi, complici di un momento di intimità e silenzio, i due si baciano, inconsapevoli di aver distrutto e unito, in un solo colpo, i destini di due famiglie.
Il bene comune di Ann Patchett – pubblicata nuovamente da Ponte alle Grazie dopo i precedenti e fortunati romanzi Corri e Stupori – ha questo prologo romantico e intrigante, che con tono calmo e sommesso preannuncia le svolte fortuite che la storia delle due famiglie riserva al lettore nei capitoli successivi. Dal quel lontano e folgorante incontro tra Beverly e Bert si sbrogliano, una a una, le vicende dei loro figli, i fratellastri Caroline, Franny, Cal, Holly, Jeanette e Albie che ogni estate si riuniscono in Virginia tra la i litigi e l’antipatia reciproca, senza riuscire a creare tra loro legami stabili e duraturi. Tutto cambia durante la vacanza del 1971, quando i ragazzi, ritenuti ormai in grado di badare a se stessi, si allontanano dalla grande casa comune, scoprendo nella fuga incosciente la possibilità di un’alleanza contro i genitori. Franny, anni dopo, diverrà la portatrice dei ricordi di quell’estate dai risvolti drammatici: mentre serve al bar di un lussuoso albergo, maledicendo la musica che risuona in loop a tutte le ore (e la capacità di essersi accontentata di quel destino invece di aver terminato gli studi di giurisprudenza), incontra il famoso scrittore Leon Posen, con cui inizia una relazione. L’uomo riporterà nel suo nuovo romanzo le memorie più dolorose della ragazza, riaprendo un dialogo insperato tra i protagonisti, contatti nuovi in cui il malinteso e il non detto lascia pian piano spazio ai sentimenti puri della rabbia, del perdono, dell’affetto.
Il bene comune ha tutte le carte in regola per essere uno di quei libri che non si dimenticano in fretta. Tra i suoi punti di forza spicca l’assoluto equilibrio con cui la Patchett dosa e intreccia le storie dei ragazzi e degli adulti – storie che si allontanano e si riprendono, che si avvicinano al presente e si rituffano nel passato con una continuità mai straniante, regalando una lettura-fiume impossibile da abbandonare. E ancora, l’amalgama fra i temi affrontati: lo scontro generazionale, la malattia e il lutto, la separazione, l’unione e le relazioni familiari sono trattati con un senso di umanità tanto spiccato da convincere il lettore su una sola cosa: che l’amore per i nostri cari resta sempre qualcosa di primordiale, talmente forte da non riuscire mai a cancellarsi, e che sa resistere sempre.
Buona lettura!

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