Overlove, un estratto

Overlove, un estratto

Quest’anno la VI edizione di Libri nei Vicoli del Borgo – in corso fino a venerdì 11 agosto nel centro storico di Locorotondo (Ba) – ospita la nostra Alessandra Minervini con il suo Overlove. In attesa dell’incontro, che si terrà domenica 9 luglio alle ore 19, vi proponiamo un estratto dal romanzo, un ritratto particolare del protagonista, Carmine. Buona lettura!

di Alessandra Minervini

Carmine Alfieri classificava persone, gesti e sentimenti in base alle perturbazioni. Concentrandosi sapeva attirare il bello e il cattivo tempo. Un talento che aveva allenato fin da bambino quando anticipava con il pensiero qualsiasi fenomeno atmosferico. Presagiva le perturbazioni con un sesto senso fatto d’indifferenza atarassica per il bene altrui a meno che il bene altrui non coincidesse con quello per sé. Adorava la pioggia, l’ombra, la fredda stagione. Non sopportava il sole e la primavera. Quando qualcuno vicino a lui si rabbuiava per l’arrivo improvviso del cattivo tempo, era costretto a nascondere la sua gioia, la stabilità che gli procurava il caos. Mentre tutti i suoi coetanei sguazzavano nel sole, Carmine strizzava gli occhi bolliti. Fissava le nuvole. Non appena scendeva qualche goccia di pioggia o la nebbia si stendeva sui raggi solari, sorrideva dicendo a gran voce: «Ho vinto io».
Le perturbazioni infantili a comando diventarono quello che la carne di cavallo ripiena di formaggio e cotta nel ragù era per sua madre: una specialità di famiglia con un ingrediente segreto. Glielo chiedevano le vicine di casa, il panettiere, il lattaio, il marito. Ma solo Carmine conosceva l’ingrediente segreto. Come sua madre cucinava per attrarre parenti e amici, Carmine spingeva perturbazioni per allontanarli.
Nonostante tutto, era un tipo di compagnia. Non proprio un simpaticone ma un tipo brillante sì. Perentorio. Il gioco delle perturbazioni s’imponeva con forti dolori alle tempie, come degli aghi che gli trapassavano la carne, che erano il prezzo da pagare per essere felici: il male. Carmine presentiva l’arrivo della pioggia nei giorni di sole splendente. Quando il mal di testa era pungente, invece, grandinava. Tutti erano appesi alle sue tempie. A scuola, le professoresse lo consultavano il venerdì per approfondire il destino atmosferico del weekend. Questo suo essere perturbato, oltre che un leader, l’aveva reso un amante degli accostamenti inconsueti. I mal di testa avevano acquisito il rango di piccole profezie che, anche quando non corrispondevano a una reale perturbazione, cambiavano i destini di chi gli voleva bene.
Crescendo Carmine imparò a riconoscere le instabilità atmosferiche dal rumore del suo stomaco. Il che raddoppiò le possibilità di vedere. Presagire i venti attraverso le pulsioni del corpo era semplice: immobilità intestinale uguale vento del nord; turbolenze intestinali uguale vento caldo. Non si era invece acclimatato con le temperature più stabili. Se non accorreva un temporale o anche solo una brezza ad annunciare il cambio di stagione, Carmine si sentiva soffocare.

 

© Alessandra Minervini, 2016. Tutti i diritti riservati.

 

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